Di Fabio – A Napoli la commemorazione dei defunti, detta anche “festa dei morti” ha origini antichissime: nella Neapolis Greca, infatti, i culti in onore di “Ecate psicopompa“, la divinità capace di mettere in comunicazione i vivi e i morti, si celebravano di Lunedì nell’area funeraria posta nel vallone degli Eunostidi (attuale borgo dei Vergini).
Oggi le celebrazioni della festa dei morti a Napoli cominciano dal 31 ottobre dove, secondo la tradizione, viene posta una lanterna fuori la finestra: essa serve a indicare la strada di casa ai parenti defunti che in questa notte possono ritornare dai loro cari. È tradizione anche lasciare la tavola imbandita per rifocillare il defunto del viaggio effettuato. In passato restavano aperte quella notte anche le chiese, in modo che il defunto potesse ascoltare la liturgia, “Messa p’e Muort”, cui nessun vivente poteva assistere se voleva restare in vita.
Come i defunti hanno visitato la casa dei vivi la notte precedente, i parenti, per rendere la cortesia, fanno visita alla loro dimora eterna la mattina del 2 Novembre. In questo giorno il cimitero, che in giorni normali è un deserto, si affolla tremendamente come le strade dello shopping napoletano o come San Gregorio Armeno in pieno periodo natalizio. Infine, il saluto tradizionale degli anziani ai propri cari recita in maniera simile così: “ncè verimmo l’anno che viene, o ncè cuntramm primma sì vo’ Dio” (vengo a renderti visita l’anno prossimo, o ci rincontriamo prima nell’ Aldilà, se Dio disporrà così).