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1 Agosto 1926: Buon compleanno SSC Napoli!

La squadra più vincente e gloriosa del Sud Italia, con milioni di tifosi sparsi in tutto il mondo

Di Fabio – Il 1 Agosto del 1926 nasceva la squadra della nostra città, con la denominazione Associazione Calcio Napoli, divenuta successivamente Società Sportiva Calcio Napoli, la squadra più vincente e rappresentativa del Sud Italia, che ha vissuto il momento di maggiore splendore a cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90.

L’atto costitutivo, scritto, riletto e formalizzato con il vino dei proprietari del ristorante D’Angelo, trasformava non soltanto il nome di Internaples ma anche la sua ragione sociale, da Società a Responsabilità Limitata in Società per Azioni, secondo il nuovo dettato federale.

Il primo Presidente dell’ A.C. Napoli fu Giorgio Ascarelli, ricchissimo e giovanissimo commerciante napoletano di origine ebraica.

Il secondo l’On. Giovanni Maresca di Serracapriola, in gioventù apprezzato calciatore del Naples e dell’U.S. Internazionale. Il terzo Gustavo Zinzaro. Poi di nuovo Giorgio Ascarelli, che però morì ad appena trentaquattro anni, pochi mesi prima della fine del quarto Campionato in A. Gli succedettero Giovanni Maresca ed Eugenio Coppola.

Nel 1936 entrò in società il Comandante Achille Lauro, uno dei più grandi imprenditori italiani, un uomo del Sud, che aveva accumulato fortune eccezionali per l’epoca e che dunque poteva dare lo Scudetto al Napoli. Non ci riuscì, o, come scrissero alcuni, non volle riuscirci. Forse non ci credeva. Da Presidente restò in carica quattro anni, sostituito poi da Gaetano Del Pezzo di Caianello, il quale oltre a essere professore di geometria proiettiva all’Università era stato anche capitano e mentore dei bianco-celesti dell’U.S. Internazionale.

La prima striscia di Serie A durò ininterrottamente dal 1926 al 1941, quindici Campionati consecutivi nella massima divisione, con un quinto posto nel 1929/30, un quarto nel 1932/33, un terzo nel Campionato 1933/34, che aprì al Napoli la strada dell’Europa.

La stagione 1941/42 si concluse con un diciassettesimo posto in classifica e la retrocessione. Terzo in Serie B, la Stagione successiva dietro Modena e Brescia, e terzo nel Girone Campano in quella 1944/45: il Campionato di Divisione Nazionale, la Serie A, era stato sospeso per il Secondo Conflitto Mondiale. Le attività agonistiche ripresero nel 1945/46 con un Campionato misto di Serie A e di Serie B, al quale prese parte anche la Salernitana.

Di nuovo in A nel 1946, vi restò soltanto una Stagione, per poi ricadere nella Serie Cadetta (1948) e, dopo due Campionati, ritornare nella massima divisione per restarvi undici tornei. Un altro anno di B, poi la promozione in A e la vittoria della prima Coppa Italia (1961/62) con l’argentino Bruno Pesaola, soprannominato “petisso“, che era stato un grande calciatore del Napoli.

Tornato in Serie B nel 1961, il Napoli venne affidato a Bruno Pesaola, il quale riportò gli azzurri in massima serie e vincendo anche il primo trofeo della storia del club, la Coppa Italia 1961-1962, divenendo con il Vado l’unica società a vincere il trofeo non militando in massima divisione. Questo successo sancì l’esordio del Napoli in Europa, giocando la Coppa delle Coppe, nella quale raggiunse i quarti di finale. Il 25 giugno 1964 il club assunse la denominazione di Società Sportiva Calcio Napoli, diventando contestualmente una società per azioni. Achille Lauro ottenne una quota rilevante delle azioni in virtù dei crediti vantati e garantì al figlio Gioacchino l’ingresso tra i soci, mentre Roberto Fiore venne eletto presidente. Alcuni dei giocatori più rappresentativi dell’epoca furono Dino Zoff, Antonio Juliano, Omar Sívori e José Altafini; il miglior risultato fu il secondo posto del 1968.

L’era Ferlaino ed il Napoli di Maradona

Il 18 gennaio 1969 la società, sull’orlo del dissesto finanziario, passò nelle mani di Corrado Ferlaino, che avviò la più longeva e vincente presidenza della storia partenopea. Con l’acquisto di calciatori come Sergio Clerici, Giuseppe Bruscolotti e Tarcisio Burgnich, il Napoli arrivò in finale di Coppa Anglo-Italiana, venendo sconfitto per mano dello Swindon Town e raggiunse due volte il terzo posto (1971 e 1974) e un secondo posto nel 1975, questi ultimi due piazzamenti ottenuti grazie al calcio totale di Luís Vinício. Nel 1976 il club azzurro vinse la seconda Coppa Italia, superando in finale il Verona. L’annata successiva i partenopei parteciparono per la seconda volta alla Coppa delle Coppe e ottennero il loro miglior risultato internazionale fino a quel momento: fu solo l’Anderlecht a negare agli azzurri l’accesso alla finale[36]. Nella seconda metà degli anni settanta nonostante l’acquisto del bomber Giuseppe Savoldi, il rendimento in campionato peggiorò, culminando con il decimo posto del 1980.

Dopo uno scudetto sfiorato nel 1981, con il libero olandese Ruud Krol tra i protagonisti, la svolta si ebbe nell’estate del 1984: il presidente Ferlaino il 30 giugno 1984 definì l’acquisto più importante della storia del club, il campione argentino Diego Armando Maradona dal Barcellona per la cifra record di 15 miliardi di lire.

Sotto la guida di Ottavio Bianchi e con l’innesto di calciatori come Bruno Giordano, Salvatore Bagni, Claudio Garella e Alessandro Renica, nel 1987 il Napoli conquistò il suo primo scudetto e la terza Coppa Italia. Il club si consolidò ai vertici del calcio italiano con gli innesti dei brasiliani Careca e Alemão;

il Napoli arrivò per due volte consecutive secondo (1988 e 1989) e sempre nel 1989 ottenne anche il primo alloro internazionale, la Coppa UEFA, superando nella doppia finale lo Stoccarda. Nel 1990, con Alberto Bigon allenatore, il club partenopeo conquistò il secondo scudetto, cui fece seguito la vittoria della Supercoppa italiana. Nel 1991 con la partenza di Maradona, si chiuse il primo importante ciclo della storia azzurra.

Declino, fallimento e rinascita

Negli anni seguenti il Napoli ottenne discreti risultati, un quarto posto nel 1992 con Claudio Ranieri in panchina e un sesto posto nel 1994, sotto la guida di Marcello Lippi. La crisi finanziaria costrinse il club a privarsi dei suoi uomini migliori. Nei due anni successivi, con Vujadin Boškov in panchina, il Napoli ottenne un settimo e un decimo posto, mentre, con Luigi Simoni, raggiunse la finale di Coppa Italia 1996-1997, sconfitto poi dal L.R. Vicenza. La crisi raggiunse l’apice nel 1998, con la retrocessione in Serie B dopo trentatré anni consecutivi di massima serie. Il club ritornò in Serie A nel 1999-2000, per poi retrocedere dopo appena un anno. L’ingresso in società di Giorgio Corbelli prima e di Salvatore Naldi poi non portò benefici al club, che arrivò quinto nella seconda serie italiana, e nel 2002-2003, a causa di una serie senza vittorie durata tre mesi e mezzo che finì solo all’ultima giornata del girone d’andata contro il Messina, la squadra rischiò anche la retrocessione, terminando l’anno con un pessimo sedicesimo posto seguito poi da un tredicesimo posto la stagione successiva.

La combinazione della grave crisi finanziaria, peggiorata sempre di più negli ultimi dieci anni, e della conseguente crisi di risultati, portò nell’estate del 2004 al fallimento del club, con conseguente perdita del titolo sportivo. Nelle settimane successive l’imprenditore cinematografico Aurelio De Laurentiis rilevò il titolo sportivo dalla curatela fallimentare del tribunale di Napoli e iscrisse la squadra, con la denominazione di Napoli Soccer, al campionato di terza serie. Nel primo anno della nuova presidenza la promozione non arrivò, dato che i partenopei, al terzo posto nel girone, vinsero la semifinale play-off contro la Sanbenedettese, ma persero la finale nel derby contro l’Avellino, ottenendola sul campo solo nel 2006 sotto la guida di Edoardo Reja.

L’era De Laurentiis

Una volta riacquisita la denominazione originaria di Società Sportiva Calcio Napoli, volutamente non utilizzata nei due campionati di terza serie, nel 2007 il club conseguì l’immediata promozione in Serie A, ritornandovi dopo sei anni di assenza.

Due anni dopo, l’arrivo in panchina di Walter Mazzarri coincise con il ritorno ad alti livelli della squadra. Nel 2011 il Napoli tornò a giocare la massima competizione europea, la UEFA Champions League, ventuno anni dopo l’ultima partecipazione e sette anni dopo il fallimento societario, mentre l’anno seguente mise in bacheca la quarta Coppa Italia, venticinque anni dopo l’ultima affermazione e quasi ventidue dopo l’ultimo trofeo assoluto del club; infine, nel campionato 2012-2013 si piazzò secondo con Edinson Cavani capocannoniere del campionato, secondo calciatore partenopeo a riuscire nell’impresa dopo Maradona. La successiva gestione dell’allenatore Rafael Benítez vide gli azzurri vincere la quinta Coppa Italia e proseguire i successi nella stagione successiva, con la vittoria della seconda Supercoppa italiana.

Sulla panchina azzurra giunse dunque Maurizio Sarri, che nel 2015-2016 rese il Napoli campione d’inverno (non succedeva dalla stagione 1989-1990), pur non riuscendo a vincere lo scudetto, battuto solo dalla Juventus. Gli azzurri si mantennero stabilmente ai vertici, ottenendo il terzo posto nel 2016-2017 e l’anno successivo laureandosi nuovamente campione d’inverno,, ma anche stavolta la vittoria del titolo andò nuovamente ai bianconeri; al Napoli non bastò totalizzare 91 punti, quota record per una squadra arrivata seconda. Nel 2020, con Gennaro Gattuso in panchina, gli azzurri conquistarono la sesta Coppa Italia della loro storia, superando la Juventus ai calci di rigore. La stagione successiva, complice una serie di giocatori indisponibili per infortuni e positività al COVID-19 tra dicembre e febbraio, si rivela essere molto complessa per la squadra di Gattuso, che termina quinta, con la Champions a solo un punto di distanza.

Nella stagione 2021-22 Luciano Spalletti viene ingaggiato come allenatore del Napoli: la stagione in Serie A inizia in maniera ottimale, con otto vittorie in altrettante giornate, tra cui un 2-1 in rimonta contro la Juventus e due 4-0 consecutivi contro l’Udinese e la Sampdoria; viene così eguagliata la migliore partenza della loro storia di quattro anni prima, sotto la gestione Sarri. Il club partenopeo fatica però a mantenere il passo con Inter e Milan e, alla fine, giunge al terzo posto, sufficiente comunque per la Champions League, dietro ai due club di Milano. In Coppa Italia il Napoli crolla invece clamorosamente contro la Fiorentina agli ottavi di finale. In Europa League finisce secondo nel suo girone dietro allo Spartak Mosca ed è quindi costretto a disputare gli spareggi della fase a eliminazione diretta, dove soccombe contro il Barcellona.

Nella stagione successiva il Napoli, allenato dal confermato Spalletti, disputa una stagione impeccabile e memorabile, che passerà alla storia. Il club raggiunge i quarti di finale di Champions League per la prima volta nella sua storia, uscendo però contro il Milan, con il risultato complessivo di 2-1 per il club lombardo. L’exploit si ha soprattutto in campionato, in cui la squadra si aggiudica lo scudetto a trentatré anni di distanza dall’ultima volta con cinque giornate d’anticipo grazie al pareggio per 1-1 sul campo dell’Udinese, alle 22:37 del 4 Maggio 2023, dopo un torneo trascorso completamente in testa alla classifica dalla prima all’ultima giornata di campionato.

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